Evviva i Vigorelli. Beata sia la pista: Cavendish e quello che non vogliamo capire

Una cosa appariva lampante a cinquanta metri del traguardo di Angers al Tour: Greipel era il più forte e quando la strada sale leggermente e si sprinta non ce ne è per nessuno. Cinquanta metri sono un nulla in una tappa che supera i 220 chilometri, sono questione di secondi in ore di pedalate. Eppure, a volte e per qualcuno, diventano lunghi e infiniti. Soprattutto per i commissari di corsa che si sono piazzati davanti a un monitor per capire se davvero tutto fosse così lampante e se davvero Greipel fosse così imbattibile. Minuti di analisi, poi la sentenza: no.

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E no perché in quei cinquanta metri, anzi negli ultimi venti è successo che uno che chiamano Cannonball ha fatto davvero la palla di cannone: è uscito a razzo dalla scia del giganti, si è schiacciato sulla bicicletta chiappe all’indietro, ha fatto dieci metri in cinque. Ha vinto. Per un palmer. Cannonball è Mark Cavendish e Mark Cavendish, almeno in questo Tour, almeno per ora è la volata. Due occasioni due vittorie, due modi diversi, due sublimazioni di due stili opposti, che poi a vederlo attentamente è solo uno in realtà, quello del fenomeno.

A Utah Beach Cav ha messo tutti in fila di potenza e ardore, a Angers di furbizia e disperazione. In tutti i due i casi però il filo conduttore è stato uno solo: l’abilità di guidare la bicicletta. E quello è metà capacità innata e metà esperienza di pista.

Già la pista. Quella che in Italia, Viviani a parte, se la sono dimenticata in troppi. Quella che in Gran Bretagna invece ancora va, e va forte. Nella terza tappa di questo Tour la si è vista in tutta la sua evidenza. Il colpo di reni vincente, quello che ha permesso a Cannonball di superare il Gorilla, è peculiarità da pistard, da fenomeno dell’ovale. Non solo. Il curvone che ha tagliato fuori Kittel dalle prime posizioni (la sua comunque è stata un ottima volata: partire dalla sedicesima/diciasettesima posizione e finire settimo non è per niente male) e ha rallentato in molti è stato invece occasione di recupero per Cavendish. E in un ciclismo dove a terra si va in troppi, dove la bici la si guida un po’ così, come se non fosse continuazione del corpo, ma oggetto a se, forse ci servirebbero più Vigorelli e meno strada. Almeno sino a quando si riesce a imparare.

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