Da Magni e Cottur a Mareczko e Pozzato. Che bello il rosso Wilier al Giro d’Italia

Quel colore lì al Giro di storia ne ha fatta e parecchia. Quel colore lì riappare qui, sulle strade d’Italia, quelle del Giro, su una maglia che di strada anch’essa ne ha fatta e parecchia. Strada di testa e fughe, che è quella più bella, che piace di più. Che è quella più giusta, anche se poi spesso non è vincente, ma è proprio questo il bello: è il ciclismo, è l’azzardo, è il tentativo nonostante tutto, nonostante cavalli da tiro che inferociti ti seguono, ti sbuffano sulla schiena, a distanza. Quel colore lì è rosso e il rosso è velocità, ardore, impegno. E’ garanzia di spettacolo. E’ rosso Wilier e venerdì incontrerà le strade del Giro assieme al giallo fluo della Southeast.

$_1Quel rosso lì mancava da troppo sulle strade rosa. Non che il nome fosse sparito, c’era, ma confuso dal resto, ridimensionato da sponsor più grandi, messo in piccolo sopra il cuore o sbieco sui fianchi dei corridori. Era incollato sull’acciaio, sull’alluminio, infine sul carbonio dei telai. L’hanno cavalcato in molti, Podenzana in maglia tricolore, Honchar e Rebellin, Cunego nell’ultimo Lombardia vincente, Ballan nel Mondiale iridato, soprattutto Pantani mentre si arrampicava sull’Alpe d’Huez nel 1997.

Quel rosso lì però scintillante in questo modo non si vedeva da oltre mezzo secolo. A vederlo ora è tonalità di grigio, ma a quel tempo, sulle strade dell’Italia che usciva dalla guerra era di un intenso incredibile. Era rosso di forza e determinazione, era quello di Giordano Cottur, avanguardista per definizione, generoso triestino, nato asburgico, ritrovatosi italiano, cinque vittorie al Giro e mille fughe tentate; era rosso di velocità e spunto, quelle di Antonio Bevilacqua che su strada metteva a volte le ruote davanti a tutti in volata e che su pista sempre; era rosso di resistenza e astuzia, di sofferenza e destino piegato, quello di Fiorenzo Magni, che in mezzo ai giganti quasi imbattibili, Coppi e Bartali mica da ridere, si scoprì Terzo uomo, si scoprì vincente nonostante il Fato avesse provato a fregarlo. Con quel rosso Magni iniziò a diventare Leone delle Fiandre, si prese soprattutto il Giro del 1948, grazie a un volo incredibile verso Napoli – 13 minuti rosicchiati a Coppi e Bartali – e a una difesa generosa sulle montagne, solo contro tutti.

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Ora quel rosso sarà veloce, velocissimo, sulle spalle di Jacub Mareckzo. Sarà bellezza ed eleganza su quelle di Pippo Pozzato. Sarà leggero e verticale su quelle ascensionali di Daniel Martinez. Sarà di fuga e di vento su quelle di Manuel Belletti, Liam Bertazzo, di Matteo Busato.

Sarà bello in ogni caso rivederlo, perché quel rosso lì, in mezzo a tutto questo ritorno di costruttori tramutatisi in sponsor ci mancava davvero.

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