Vince Valverde la solita Freccia Vallone, ma Wellens sta studiando da campione

Valverde ed è storia. Quarto successo alla Freccia Vallone per lo spagnolo, come lui mai nessuno: più di Eddy Merckx, più di Marcel Kint, più di Moreno Argentin. E sono tre di fila, sigillo definitivo sulla corsa , come avesse detto: “Questa è casa mia, quassù comando io”.

Valverde si è trasformato in garanzia, in despota. Sul muro di Huy un altro sprint vincente, verticale, al solito, un’arrampicata tremenda, velocissima, come se le leggi della fisica non contassero in Belgio, come se l’asfalto e le pendenze non bloccassero le ruote dello spagnolo. Un’irradiddio. Fulmine e tuono, catastrofe altrui. Alaphilippe ancora secondo, come un anno fa. Poi dietro Daniel Martin, unica novità del podio.

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Alla Flèche anche quest’anno nessun cambiamento di scenario e di copione. Nonostante gli organizzatori continuino a inserire strappi, a dare agli atleti spunti nuovi, nuove occasioni. Nulla cambia, il Muro più terribile del Belgio continua a essere padrone incontrastato, cannibalizza qualsiasi fantasia. E così sprint è stato perché sprint doveva essere. Anche se atipico, anche se faccia, naso, bici all’insù.

La Freccia Vallone ormai è una stella che si sta spegnendo, incapace di brillare di nuova luce, o almeno di una luce diversa. Luccica per novecento metri. Il resto sono duecento chilometri di fuga che parte al mattino e ripresa nel pomeriggio.

Il resto è l’ennesima grande prestazione di Enrico Gasparotto. Italiano coriaceo e mai domo che ancora non ci si spiega perché corri alla Wanty.

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L’unica novità è Tim Wellens che continua a studiare da campione. Domenica all’Amstel ha allungato, ha tentato, ha esposto il muso al vento, ha sognato, è stato ripreso, inghiottito, ammainato. Oggi lo stesso. Uno scatto in salita al termine della penultima ascesa, un tentativo disperato di lasciarsi il gruppo alle spalle. Poi il rientro nei ranghi. Sessantacinquesimo al traguardo a oltre due minuti e mezzo. Male, ma niente male.

E’ studio. Ancora. Ha sbagliato tempo e modo. Ancora. Ma ha carattere e gambe per essere bestia da côtes. Questo è sicuro. Ne riparleremo l’anno prossimo.

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