Fortunato è stato chi ha visto le Parigi-Roubaix di Franco Ballerini

Chi ha iniziato a guardare il ciclismo negli anni Novanta è stato fortunato. Soprattutto quando ogni anno arrivava aprile, soprattutto quando ogni anno arrivava il momento della Parigi-Roubaix. Chi ha iniziato a guardare il ciclismo negli anni Novanta e anche chi ha iniziato prima e gli anni Novanta li ha visti tutti ha visto la grazia cavalcare una bici che cavalcava le pietre.

Quest’uomo a pedali era Franco Ballerini e Franco Ballerini era Monsieur Roubaix. Perché a Roubaix ha vinto due volte, perché una’altra volta è arrivato a pochi millimetri dal successo, perché soprattutto quando pedalava lui sul pavé era qualcosa di mai visto. Osservare il Ballero era qualcosa di non comune, una rarità, raffinatezza allo stato puro.

Ballerini non era il più forte. Altri aveva più forza, più scatto, più potenza. Ma erano corridori da pevé, lui no, o meglio di più, un galleggiatore del pavé.

Ha sfiorato l’epoca di Francesco Moser, ha iniziato in quella dei belgi d’assalto, dei Dirk Demol ed Eddy Planckaert, si è poi scontrato prima con l’esperienza di Gilbert Duclos-Lassalle e con l’ardore di Johan Museeuw.

Museeuw era impeto e cattiveria, il pavé lo maciullava, lo asfaltava. Museeuw è forse stato l’interprete più efficace degli ultimi trent’anni, un’iradiddio. Delle pietre non si curava, ci passava sopra con nonchalance come fossero niente, come fossero asfalto. Ballerini no. I blocchi di porfido li conosceva uno a uno, dava loro del tu, li cullava. La sua non era forza bruta, amorale, era amore, pieno, totale. Era passione, madre che tiene in braccio il figlio. Danzava, quintessenza di grazia ed eleganza. Un dipinto che annualmente prendeva forma, diversa ogni anno, ma sempre armoniosa e raffinata. Chi era a bordo strada lo vedeva passare in un ohhhh di ammirazione, un incanto che nessuno aveva il coraggio di interrompere. Non c’erano rivalità, nazionalità, antipatie quando passava il Ballero, tutto era univoco, un sentimento a senso unico.

bettiniphoto_0046021_1_full-kzgD-U110389927980E0F-620x349@Gazzetta-Web_articoloBallerini chiuse la sua carriera sul velodromo di Roubaix nel 2001, 13 anni dopo la sua prima esperienza. Chiuse nel fango, con una maglietta sotto la divisa sociale. Diceva: “Merci Roubaix”. Chiuse 32esimo, lontano dai primi, in una bolgia assordante di applausi e boati. Il campione rendeva grazie al suo pubblico, il pubblico rendeva omaggio al suo campione.

Chi ha iniziato a guardare il ciclismo negli anni Novanta è stato fortunato a vedere Franco Ballerini pedalare.

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