Apologia di Wiggins

Wiggins, Froome, Nibali Tour 2012

Froome capitano unico della Sky al Tour de France. Non c’erano dubbi. Lo sapevano tutti. Se lo merita, ha dominato l’edizione dello scorso anno, è, sino a prova contraria, il più forte interprete delle corse di tre settimane. Una squadra tutta per lui è quello che merita e ha dimostrato di meritare.

Non è questo il punto.

Il punto è un altro, l’esclusione di Bradley Wiggins dal Tour. Era nell’aria da inizio anno, si è palesata in settimana, quando il team britannico ha diramato le pre-convocazioni per la corsa francese. Il vincitore del Tour 2012 non c’è, fatto fuori, eliminato. Fare la spalla al keniano? Bradley aveva dato la disponibilità a inizio stagione. Non è stata quindi una sua presa di posizione quella di non partire per la Francia, anzi per Leeds, dove la Grand Boucle partirà sabato 5 luglio. Fuori condizione? Wiggins è vicinissimo al peso forma, ha vinto a maggio il Giro di California dimostrando di andare fortissimo, di essere ai livelli di due anni fa. Nessuna scusa, scelta tecnica.

Il capitano è Froome e Froome decide chi avere a fianco. La squadra non commenta, accetta, esegue. E poco importa se il baronetto è stato il primo inglese a vincere il Tour, se è stato il primo uomo Sky a vincere una corsa importante, il Tour appunto, se è il campione olimpico a cronometro in carica, se (anche) grazie a lui il movimento ciclistico inglese è sbocciato, maturato, diventato credibile a livello mondiale. Tutto passato, tutto ricordo. Il presente è altro e ha le sembianze esili e filiformi di un ragazzo nato a Nairobi da genitori britannici e ritornato in Inghilterra per dominare le corse di tre settimane con il suo modo sgraziato di stare in bicicletta, con la sua cadenza di pedalate folle, con i suoi non scatti, ma allunghi taglia gambe, abbatti resistenza altrui, con il suo correre radiolina all’orecchio e ciclocomputer costantemente sotto occhio. Robot. Automa.

Sir Wiggins a casa, Froome in corsa, pronto a sbaragliare ancora tutta la concorrenza, a distruggere le resistenze tutto coraggio e cuore di Nibali, quelle intelligenti e ponderate di Contador, loro ancora ciclisti, consigliati come tutti dall’ammiraglia, ma ancora capaci di mostrare al pubblico quel sentimento che ha fatto innamorare la gente di questo sport. Su Alpi e Pirenei ci sarà lo scontro, lì il campo id battaglia. Lì andrà in scena il Tour che cerca il primattore, ma che sicuramente avrà uno spettatore d’eccezione, un non invitato, un non voluto. Bradley Wiggins. Lo sconfitto di un’altra battaglia, quella dello “schiavo” che si affranca, che ottiene la libertà dopo un Tour 2012 corso da miglior attore non protagonista, che rivendica la sua situazione di liberto e che proprio per questo si fa aguzzino, carnefice di chi lo aveva scoperto prima e comandato poi.

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