8a tappa a Ulissi, Cadel Evans in rosa, auguri a Sonny Colbrelli

ulissi vince a Montecopiolo

Oggi è il compleanno del grandissimo Sonny Colbrelli, detto Sonny Colbrelli, quindi: tanti auguri. Abbiamo festeggiato tutti. Tutti sbronzi, tutti felici. Solo Fabio Aru e Domenico Pozzovivo sono rimasti ai margini della bevuta collettiva. Bravi, loro si devono impegnare per fare classifica, mica come noi che lottiamo per la maglia nera. Dilettanti, non hanno ancora capito quali sono le cose importanti della vita, ma sono giovani e scaltri, lo capiranno anche loro prima o poi.

8a tappaPoldo si palesa in mattinata. Ieri alla corrida ha fatto un numeraccio. Entrato nell’arena ha subito fatto amicizia con il toro. È bastato uno sguardo ed è stato subito amore. Ovviamente il pubblico non ha apprezzato e voleva linciare sia lui che il toro. Per fortuna aveva parcheggiato vicino all’uscita e sono riusciti a scappare: adesso sull’ammiraglia che mi scorta in questo Giro d’Italia abbiamo un esemplare di toro in formissima, l’abbiamo chiamato Ugo, così, come diceva il buon Massimo Troisi, vien su educato.

Oggi c’è la prima tappa di montagna del Giro. Appennini veri. Foligno-Montecopiolo, 174 chilometri con il Carpegna, la salita di Villaggio del Lago e l’arrivo in quota all’eremo di Montecopiolo. Sono le zone di Marco Pantani, il corridore che ho amato, il mio sportivo preferito.

Al mattino il mio rivale prussiano è più contento del solito. Mi giungono voci che ci sia lui dietro l’apparizione di Bobo Vieri al Giro di ieri che ha fatto scomparire le modelle. È stata un mossa per mettere in crisi i miei rapporti con Bouhanni. Ha infatti fatto girare la notizia che ero stato io a chiamare il bomber. Nacer non ci ha creduto, sa che gli sono affezionato e che non avrei mai fatto una cosa del genere.

Sonny invece, nonostante i festeggiamenti di ieri, è abbastanza abbacchiato. Si è lamentato anche su Twitter per la spiacevole coincidenza che si ripete anno dopo anno: il Giro gli fa sempre la festa organizzando il 17 maggio una tappa di montagna, eliminandolo così dalla corsa alla vittoria. È evidentemente una mossa in chiave anti Girodiruota: Sonny infatti è il mio primo fan, fondatore tra le altre cose sia del primo fan club, sia della raccolta firme per la candidatura al Nobel per la letteratura. Anche Giulietto Chiesa concorda con questa tesi, anzi aggiunge: “è una congiura massonica contro il ciclismo”. Se lo dice Giulietto Chiesa c’è da credergli.

Parlo con Mauro Vegni, mi promette che non una cosa del genere non accadrà più. Il prossimo anno il 17 maggio si partirà da in cima lo Stelvio e si arriverà a Bormio. Tutta discesa. Vincerà Sonny, ne sono sicuro. Twitto a Sonny. Ritorna a sorridere.

La tappa inizia. Il mio rivale prussiano è in ultima posizione e parla assiduamente al telefono. Fonti attendibili, sempre Giulietto Chiesa che ormai mi chiama ogni dieci minuti, mi hanno riferito che con Angela Merkel stanno cercando di organizzare la partenza del prossimo Giro da Berlino, distruggendo in questo modo il mio piano per farlo partire da Venezia. Mi chiama il capo degli indipendentisti veneti. Mi dice che il prossimo anno Venezia non sarà più in Italia, gli rispondo che ciò è poco probabile, mi assicura che le manovre sono già iniziate e che il leone tornerà a sventolare. Glielo ha detto Oscar Giannino che ha appena discusso la tesi per la sua dodicesima laurea. Giulietto Chiesa mi chiama e smentisce. Dice che il Friuli invece è pronto a dichiarare l’indipendenza: si chiamerà Repubblica del Frico. La Serracchiani non conferma né smentisce. Staremo a vedere.

Mi chiama un mio amico da Roma, Marcello Moi, e mi dice che su Rai Sport 2 oltre ad una geologa ci sono i parenti di Ivan Basso: tre bellissimi fossili. Chiedo a Ivan Basso se è vero, lui accenna un sì con la testa. Petacchi nel frattempo ringrazia piangendo i compagni. Al Giro si vogliono tutti molto bene.

In fuga vanno in 16 con cestini da pic-nic e fucili da caccia per cercare quaglie da cucinare arrostite. In cinque si fermano subito a mangiare e a bere con un gruppo di giovani donne di bell’aspetto. Buongustai. Davanti rimangono Julian Arredondo, Marco Bandiera, Julien Bérard, Edvald Boasson Hagen, Mattia Cattaneo, Mauro Finetto, Stefano Pirazzi, Perrig Quemeneur, Carlos Quintero e Eduard Vorganov. Finetto rimane per ore e ore in maglia rosa. Poldo lo raggiunge, lo scruta. È infelice, Poldo gli chiede perché, lui risponde che il rosa gli sta male e aggiunge che farà di tutto per non conquistarla. Mi piace il ragazzo. Poldo gli fa firmare il contratto con la SebastianVettel Pro Cycling. È entusiasta.

Io sono sempre in coda al gruppo maglia rosa. C’è il sole e fa abbastanza caldo: finalmente riuscirò ad asciugare la maglietta che è zuppa d’acqua da una settimana. Fa talmente caldo che Francesco Chicchi vede a bordo strada un canale pieno d’acqua linda e pulita, sterza e senza rallentare ci si butta dentro. Fa qualche bracciata, poi contento ritorna in gruppo. Lo ingaggio subito: lo farò allenare per bene e lo farò gareggiare alle Olimpiadi nella sezione tuffi dalla piattaforma. Talento vero.

Inizia il Carpegna. Pirazzi davanti scatta, gli vanno dietro Arredondo e Quemaneur. La maglia rosa invece si stacca subito: ora inizia la sua corsa vera, la maglia nera. Ho un altro rivale, il mio vantaggio per fortuna è abbastanza buono. Il mio vero rivale, oltre all’orribile prussiano, è però in realtà il velocista Nicola Ruffoni. Sarà una dura gara.

Arredondo stacca tutti a pochi chilometri dallo scollinamento. Dietro c’è Pirazzi. In discesa tenta la fuga Rolland, che prova a fare il colpaccio. Il francese mi piace, è un po’ matto, ma scopro che c’è un problema: è già stato ingaggiato dal prussiano in chiave anti Bouhanni. Peccato. Sulla salita di Villaggio del Lago Rolland riprende Pirazzi e lo lascia quasi subito. Prova a raggiungere il colombiano. Intanto il gruppo tirato dall’Ag2r di Pozzovivo sonnecchia, ma queste cose le so perché me le dice Poldo che ha lasciato la macchina e con il nostro amico toro ha rubato l’elicottero a Gianni Bugno. A Villaggio del Lago scopro una trattoria dove cucinano molto bene. Mi fermo e chiedo il piatto del giorno. C’è un problema. Il cuoco è il cugino del prussiano e prova ad avvelenarmi versando sopra la pasta con in cinghiale del liquido fluorescente. Riesco a evitare l’agguato e scappo con una damigiana di ottimo vino rosso. Il cuoco esce lanciando coltelli. Mi tocca scattare e in due minuti sono già su Rolland che mi spinge per farmi vincere la tappa. Mi tocca scattare e nascondermi per far perdere le mie tracce. Ho letto il libro su Malabrocca, so come fare.

Sull’ultima salita Arredondo inizia ad arrancare. Rolland recupera. Il gruppo anche. Il francese recupera il colombiano ai meno tre. Poi parte per raggiungere il secondo posto convinto che io sia ancora davanti. Esco dal nascondiglio e mi trovo nel gruppo di Scarponi che tutto acciaccato riesce a malapena a pedalare. Gli do una mano, mi ringrazia, beviamo alla nostra e firma per la SebastianVettel per il 2015.

Ultimo chilometro. Rolland davanti, Arredondo arranca, Dani Moreno scatta forte ma si pianta subito, Kiserlovski esce al momento giusto ma c’è un problema, si porta dietro Diego Ulissi che lo supera e vince. Bravo. Cadel Evans è in maglia rosa, Aru è quinto. I miei preferiti vanno alla grande. Io difendo alla grande la maglia nera dalle imboscate del prussiano che è penultimo a 30”: abbiamo un vantaggio dal terzultimo di circa mezzora.

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